Tecnologia e Intelligenza artificiale per combattere la violenza di genere

Il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l’Università di Torino presenta un innovativo progetto di intelligenza artificiale sviluppato dal Dipartimento di Informatica. Questo sistema, capace di identificare potenziali abusi analizzando i referti dei pronto soccorso, rappresenta una rivoluzione nel monitoraggio e nella prevenzione della violenza di genere.

Un sistema che legge tra le righe

Grazie a una collaborazione con l’Ospedale Mauriziano, i ricercatori hanno analizzato 390.000 referti di pronto soccorso raccolti tra il 2015 e il 2024. Il sistema, basato su algoritmi di machine learning, è stato addestrato per distinguere lesioni di origine violenta da quelle accidentali, raggiungendo un’accuratezza del 98%.

I risultati sono sorprendenti: mentre l’ospedale aveva registrato ufficialmente circa 900 casi di violenza nell’arco di dieci anni, l’intelligenza artificiale ha individuato oltre 2.000 episodi nascosti, molti dei quali riguardano violenze di genere.

Violenza nascosta e “nomadismo sanitario”

«Spesso le vittime si presentano in ospedale accompagnate dagli stessi aggressori, rendendo difficile la denuncia e la registrazione dell’abuso», spiega Daniele Radicioni, professore del Dipartimento di Informatica. Inoltre, molte vittime evitano di tornare nello stesso ospedale, spostandosi tra diverse strutture per non lasciare tracce. Questo fenomeno, noto come nomadismo della violenza, rende ancora più complessa l’individuazione dei casi ricorrenti.

Un progetto che può salvare vite

L’intelligenza artificiale sviluppata dall’Università di Torino non si limita a identificare i singoli casi, ma permette di rilevare schemi tipici della violenza, creando le basi per un sistema di allerta precoce. «Oggi i database delle strutture sanitarie non comunicano tra loro, e questo rappresenta un limite nella lotta agli abusi», sottolinea Radicioni.

L’obiettivo del progetto è integrare questa tecnologia nei protocolli ospedalieri, fornendo agli operatori sanitari uno strumento in grado di attivare segnalazioni automatiche in presenza di indicatori sospetti. «Un intervento tempestivo può fare la differenza tra la vita e la morte, soprattutto perché molte vittime di femminicidio passano prima dal pronto soccorso», conclude il professore.

Un’iniziativa guidata dalle donne

Accanto a questo progetto, due studentesse dell’Università di Torino hanno creato una chat WhatsApp con 700 donne, unendo la tecnologia alla solidarietà per costruire una rete di supporto contro la violenza di genere.