Albert Einstein che spiega la relatività in un reel. Nikola Tesla che parla di energia su TikTok. Marie Curie che racconta la scoperta della radioattività con sottotitoli colorati e musiche accattivanti. Sono solo alcuni degli esempi — sempre più frequenti — di contenuti scientifici divulgati attraverso avatar generati dall’intelligenza artificiale, con sembianze umane sempre più realistiche.
Ma quanto sono efficaci questi “testimonial virtuali”? A chiederselo è un recente studio pubblicato sul Journal of Science Communication (Jcom), che indaga come il grado di realismo degli avatar influisca sulla percezione di credibilità e fiducia da parte del pubblico.
La scienza nella “valle perturbante”
Gli autori della ricerca, tra cui Jasmin Baake del Center for Advanced Internet Studies (CAIS) di Bochum, in Germania, si sono concentrati su un aspetto noto alle scienze cognitive: la cosiddetta uncanny valley, o “valle perturbante”. È l’effetto psicologico che si verifica quando un’entità artificiale appare quasi del tutto umana, ma non abbastanza da risultare credibile. Il risultato? Invece di suscitare empatia, genera un senso di disagio o diffidenza.
Il rischio, secondo i ricercatori, è che avatar eccessivamente realistici ma non perfetti — a causa di piccole incongruenze nei movimenti facciali, nei tempi del labiale o nelle espressioni — possano compromettere l’efficacia del messaggio, soprattutto se si tratta di contenuti scientifici.
Il volto giusto per il messaggio giusto
Lo studio ha anche preso in esame il ruolo del genere dell’avatar, segnalando come la percezione del pubblico possa essere influenzata anche da fattori legati ai bias cognitivi e culturali. In alcuni casi, avatar stilizzati o animati — meno “umani” ma più dichiaratamente artificiali — risultano più efficaci perché evitano l’effetto perturbante.
Nonostante le criticità, l’uso di avatar IA nella divulgazione scientifica continua a crescere. I contenuti brevi e visivamente coinvolgenti, pensati per piattaforme come TikTok o Instagram, riescono spesso a raggiungere un pubblico ampio e trasversale, stimolando curiosità e interesse per temi complessi.
I limiti della novità divulgativa
La qualità della generazione di immagini e video tramite intelligenza artificiale è in costante miglioramento, e con essa aumentano le opportunità di utilizzo anche in ambito educativo e scientifico. Tuttavia, avvertono gli autori dello studio, è fondamentale adottare un approccio critico: maggiore realismo non equivale automaticamente a maggiore efficacia comunicativa.
La sfida, ora, è trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e chiarezza del messaggio, senza sacrificare la fiducia del pubblico. Perché anche quando a parlare è un’icona del passato, la credibilità resta un affare molto attuale.