Negli ultimi anni, l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nelle scuole ha avviato una trasformazione profonda nel modo di apprendere e insegnare. Strumenti come ChatGPT, Copilot, Gemini e Canva stanno ridefinendo il panorama educativo, tra promesse entusiasmanti e nuove sfide da affrontare.
I risultati della ricerca italiana: una rivoluzione a doppio taglio
La ricerca “imparIAmo a scuola con l’Intelligenza Artificiale”, condotta dal Centro Studi Impara Digitale in collaborazione con Edulia Treccani e ScuolaZoo, ha coinvolto 328 docenti e 1800 studenti in 50 istituti scolastici italiani durante l’anno 2023/2024. I dati rivelano un panorama in rapido mutamento: l’IA generativa ha contribuito a un netto miglioramento delle performance scolastiche, con l’azzeramento delle insufficienze e un aumento delle valutazioni “Buono” e “Ottimo”.
Gli studenti liceali sembrano eccellere nei percorsi di studio autonomi grazie all’uso dell’Ai, mentre quelli degli istituti tecnici brillano nelle attività guidate. Tuttavia, nonostante il 35,2% delle attività sia stato svolto in gruppo, si registra una preoccupante difficoltà nel consolidare competenze di collaborazione e condivisione, legata a setting d’aula ancora troppo rigidi. Inoltre, emerge una fragilità nel pensiero critico: molti studenti non riescono a riconoscere errori nei contenuti generati dall’Ai senza una conoscenza approfondita dell’argomento.
“La nuova ondata di Ai generativa ha stupito ma anche preoccupato il mondo intero,” afferma Dianora Bardi, presidente di Impara Digitale. “È fondamentale creare una maggiore consapevolezza sul funzionamento di questi dispositivi e fornire un supporto adeguato per la verifica delle fonti e il rispetto del copyright.”
L’esperimento americano dell’Unbound Academy
Guardando oltreoceano, l’esperienza dell’Unbound Academy negli Stati Uniti offre una visione ancora più radicale del potenziale dell’Ai nella scuola. Questa innovativa istituzione scolastica ha eliminato completamente la figura tradizionale del docente, affidandosi interamente a sistemi di IA per l’istruzione e la valutazione. Gli studenti lavorano in modo autonomo con piattaforme che personalizzano l’apprendimento in base alle loro esigenze e progressi.
Secondo il direttore dell’accademia, questa metodologia consente agli studenti di sviluppare competenze pratiche e di adattarsi meglio alle sfide del futuro. Tuttavia, l’assenza di una figura umana di riferimento solleva dubbi su aspetti fondamentali come l’educazione emotiva, la capacità di lavorare in team e l’importanza del confronto critico.
IA e scuola: quale il ruolo dei docenti?
La crescente integrazione dell’Ai nell’istruzione solleva una domanda: quale sarà il ruolo dei docenti nel futuro della scuola? Se da un lato l’Ai può liberare gli insegnanti da compiti ripetitivi come la correzione dei compiti, dall’altro rischia di ridurre il loro ruolo a semplici facilitatori di processi digitali.
“La creatività degli studenti, seppur potenziata dagli strumenti di Ai, rischia di trasformarsi in un mero esercizio tecnico,” sottolinea il report del Centro Studi Impara Digitale. Per evitare questo pericolo, è necessario promuovere un uso critico e consapevole dell’Ai, affiancandola a metodi tradizionali che valorizzino l’interazione umana.
Verso una scuola ibrida
L’Intelligenza artificiale offre enormi opportunità per personalizzare l’apprendimento, migliorare le performance scolastiche e preparare gli studenti alle esigenze del mercato del lavoro. Tuttavia, per raggiungere il traguardo è necessario affrontare alcune questioni che animeranno il dibattito nel prossimo futuro e che possiamo così riassumere:
- Collaborazione e pensiero critico: Integrare l’IA in contesti che stimolino il lavoro di gruppo e la capacità di analisi critica.
- Ruolo dei docenti: Riconfigurare il ruolo degli insegnanti come mentori e guide nel processo educativo.
- Educazione alle fonti: Insegnare agli studenti a verificare l’affidabilità delle informazioni generate dall’IA.
- Inclusione: Garantire che tutti gli studenti abbiano accesso agli strumenti digitali, evitando di ampliare il divario educativo.