L’Ai e il suo impatto sul mondo delle professioni: secondo il Censis la utilizza un quarto dei lavoratori italiani

AI lavoro

L’intelligenza artificiale sta ridefinendo il panorama lavorativo in Italia, trasformando profondamente le mansioni quotidiane. Secondo il 58° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2024, un quarto dei lavoratori italiani utilizza l’IA per svolgere diverse attività. Tra queste, la stesura di report è l’applicazione più diffusa, con il 27,7% dei lavoratori che si affida alla tecnologia per redigere documenti. Seguono l’invio di messaggi, utilizzato dal 24,6%, e la scrittura di e-mail professionali, con il 23,3% degli utenti. Anche per attività personali come la creazione di curriculum vitae e lettere di presentazione, il 18,5% dei lavoratori dichiara di utilizzare strumenti di IA.

I giovani, pionieri dell’innovazione digitale

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale è particolarmente diffuso tra le giovani generazioni. Tra i lavoratori di età compresa tra i 18 e i 34 anni, il 35,8% utilizza l’IA per la stesura di report, mentre il 27,8% la sfrutta per scrivere e-mail. Questi numeri evidenziano una maggiore familiarità delle nuove generazioni con le tecnologie innovative rispetto ai lavoratori più anziani, segno di una trasformazione culturale che sta ridefinendo le competenze richieste nel mercato del lavoro.

L’Ai nelle professioni legali

Anche il settore legale sta vivendo una rivoluzione grazie all’intelligenza artificiale. I dati del Censis e della Cassa Forense mostrano che il 47,4% degli avvocati ritiene l’IA uno strumento eccellente per condurre ricerche legali. Sebbene apprezzata, nessuno la considera in grado di sostituire il professionista. L’11,3% degli avvocati ne riconosce l’utilità nella gestione dei grandi volumi di dati, contribuendo a migliorare efficienza e precisione. Tuttavia, le preoccupazioni non mancano: il 23,7% teme che i clienti possano utilizzare l’IA senza il supporto di un avvocato, mentre l’8,4% segnala rischi legati alla sicurezza informatica e alla protezione dei dati sensibili.

L’IA nelle università italiane: un’adozione ancora limitata

Il settore accademico italiano sta gradualmente avvicinandosi all’IA, ma l’adozione è ancora limitata. Solo 7 atenei su 41 utilizzano o prevedono di adottare l’IA per attività didattiche avanzate, come la valutazione automatica di compiti e test. Più diffuso è invece l’impiego di chatbot, una soluzione già adottata o in fase di implementazione in 26 università.

Oltre alla didattica, l’IA è utilizzata in 33 atenei per attività di ricerca, in 23 per i servizi agli studenti e in 22 per supportare la didattica. L’IA è anche impiegata nella semplificazione delle procedure amministrative e nella comunicazione con studenti e personale, mentre in alcuni atenei viene utilizzata per orientare le iscrizioni e prevenire l’abbandono degli studi.

La trasformazione in atto

L’intelligenza artificiale sta trasformando profondamente il mondo delle professioni e dell’istruzione, offrendo strumenti innovativi per migliorare l’efficienza e ottimizzare i processi. Tuttavia, questa rivoluzione solleva anche questioni cruciali, come la sicurezza dei dati e il ruolo insostituibile delle competenze umane. La sfida del futuro sarà quella di integrare l’IA in modo responsabile, garantendo che la tecnologia diventi un supporto efficace senza compromettere il valore delle competenze professionali.