La normativa europea è una gabbia per l’intelligenza artificiale? L’opinione di Zuckerberg e Ek su The Economist

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“Questo è un momento importante per la tecnologia. L’intelligenza artificiale ha il potenziale per trasformare il mondo, aumentando la produttività umana, accelerando il progresso scientifico e aggiungendo migliaia di milardi di dollari all’economia globale”. Lo scrivono, in un articolo pubblicato su The Economist, il fondatore e ceo di Meta, Mark Zuckerberg e il cofondatore e ceo di Spotify, Daniel Ek.

I divari in campo

“Ma, come per ogni balzo in avanti innovativo, alcuni sono posizionati in maniera migliore di altri per trarne vantaggio. I divari tra coloro che hanno accesso a questa straordinaria tecnologia e coloro che non ce l’hanno – indicano i due ceo – stanno già iniziando a comparire. Ecco perché un’opportunità chiave per le organizzazioni europee è attraverso modelli di intelligenza artificiale open source” i cui codici “vengono resi pubblici” così da “garantire “che il potere non sia concentrato tra pochi grandi attori e, come con Internet prima di esso, crea un campo di gioco equo”.

Uno spazio open source

“Internet – ricordano Zuckerberg e Ek – funziona in gran parte con tecnologie open source, così come la maggior parte delle principali aziende tecnologiche. Crediamo che la prossima generazione di idee e startup sarà costruita con l’intelligenza artificiale open source, in quanto consente agli sviluppatori di incorporare le ultime innovazioni a costi bassi e offre alle istituzioni un maggiore controllo sui propri dati. E’ la migliore possibilità di sfruttare l’intelligenza artificiale per guidare il progresso e creare opportunità economiche e sicurezza per tutti”. Inoltre, si legge ancora nell’articolo, “con meno sviluppatori dell’America, l’Europa è particolarmente ben posizionata per creare questa ondata di Al open source. Tuttavia, la sua struttura normativa frammentata, costellata di implementazioni incoerenti, ostacola l’innovazione e frena gli sviluppatori. Invece di regole chiare che informino e guidino il modo in cui le aziende fanno affari in tutto il Continente, il nostro settore si trova ad affrontare normative sovrapposte e linee guida incoerenti su come rispettarle. Senza cambiamenti urgenti, le aziende europee, gli accademici e altri rischiano di perdere la prossima ondata di investimenti tecnologici e opportunità di crescita economica”,