Intelligenza artificiale e mondo del lavoro: il futuro è da ridisegnare. Tutte le sfide fra rischi e opportunità

L’intelligenza artificiale generativa è destinata a trasformare profondamente il mercato del lavoro. Una recente ricerca condotta dal centro Crisp dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca ha tracciato una classifica delle professioni più impattate da questa tecnologia. I risultati, più che una condanna, rappresentano un avvertimento: per non perdere il proprio posto, sarà essenziale adattarsi e acquisire nuove competenze.

Le professioni in prima linea

La lista elaborata dai ricercatori Fabio Mercorio, Emilio Colombo, Mario Mezzanzanica e Antonio Serino evidenzia come l’AI generativa stia ridefinendo i confini di molte mansioni. Tra le professioni più coinvolte troviamo fisici, analisti di business intelligence, esperti in animali, ingegneri aerospaziali e statisti. In apparenza, questi mestieri potrebbero sembrare i più a rischio, ma lo studio svela un’altra prospettiva.

“Chi è in cima alla classifica non è destinato a essere sostituito, ma a guadagnare in efficienza e produttività”, spiega Mercorio. Per esempio, i fisici potranno delegare agli algoritmi i calcoli più noiosi, concentrandosi invece sull’interpretazione dei risultati e sulla lotta contro le fake news scientifiche. Gli ingegneri aerospaziali, dal canto loro, potrebbero beneficiare dell’AI per ottimizzare progetti e scoprire nuovi materiali.

Le skill relazionali come fattore differenziante

Un elemento emerge chiaramente: le competenze emotive e relazionali restano un territorio dove la tecnologia non può competere. Professioni come quelle dei manager, dei giornalisti e dei docenti, per esempio, richiedono capacità di comunicazione, empatia e gestione umana, che nessun algoritmo può replicare appieno. “Compiti che implicano relazioni e intelligenza emotiva restano appannaggio dell’essere umano”, sottolinea Mercorio.

Anche in settori apparentemente più “a rischio”, come quello giornalistico, l’AI si configura come uno strumento di supporto, non di sostituzione. Gli algoritmi possono velocizzare la raccolta e l’analisi di grandi quantità di dati, ma la complessità delle relazioni umane e la necessità di fiducia rendono la professione ancora saldamente umana.

Al centro i task e non i titoli

Il messaggio centrale dello studio è chiaro: per affrontare il cambiamento non basta concentrarsi su job title e ruoli tradizionali. Serve una riflessione più profonda sui task, cioè le attività specifiche che compongono ogni lavoro. “Le nuove tecnologie logorano le professioni dall’interno, attività dopo attività. Solo chi saprà integrarle nei propri processi lavorativi potrà restare competitivo”, avverte Mercorio.

Questo cambiamento riguarda non solo i singoli, ma anche le aziende. Identificare le aree più sensibili all’innovazione, investire in formazione e supportare il personale nell’acquisizione di nuove competenze saranno azioni decisive per sfruttare appieno il potenziale dell’AI.

Dinamicità e cambiamento

Il progetto del team Crisp non si ferma qui. L’obiettivo è trasformare la classifica in una guida dinamica, capace di aggiornarsi ogni anno per monitorare l’evoluzione dell’impatto dell’AI generativa. Questo permetterà non solo di comprendere i trend del mercato del lavoro, ma anche di anticipare le direzioni scelte da chi sviluppa queste tecnologie.

In definitiva, l’intelligenza artificiale rappresenta una sfida, ma anche una straordinaria opportunità. L’unica certezza è che, per affrontare il futuro, non possiamo restare fermi. Innovare, apprendere e adattarsi saranno le chiavi per non essere superati in un mondo sempre più guidato dalla tecnologia.