Intelligenza artificiale e informazione, in Venezuela il ricorso agli avatar per proteggere i giornalisti

Fare giornalismo in Venezuela è diventato sempre più rischioso, soprattutto dopo le elezioni presidenziali del mese scorso, che hanno visto la controversa rielezione di Nicolás Maduro, un risultato che l’opposizione e la comunità internazionale non riconoscono. Il clima di crescente paura e repressione ha costretto i giornalisti a trovare nuove strategie per continuare a informare. Una delle risposte più innovative è stata l’uso dell’intelligenza artificiale per creare avatar che riportano notizie scomode, proteggendo l’identità di chi le scrive.

Aggirare la repressione

Carlos Eduardo Huertas, direttore di Connectas, una piattaforma giornalistica con sede in Colombia che coordina l’iniziativa, ha spiegato al Guardian che l’uso dell’AI è stato una risposta alla “persecuzione e alla crescente repressione” a cui sono sottoposti i giornalisti venezuelani. “L’incertezza sulla sicurezza del proprio lavoro cresce di minuto in minuto”, ha aggiunto Huertas.

Cento i giornalisti coinvolti

L’iniziativa coinvolge circa 100 giornalisti venezuelani le cui notizie vengono trasformate in telegiornali quotidiani presentati da due avatar, La Chama ed El Pana. Nel loro debutto, uno degli avatar ha dichiarato: “Stiamo per raccontarvi ciò che sta realmente accadendo in Venezuela”, aggiungendo con un tono ironico: “Ma prima di continuare, nel caso non l’aveste notato, vogliamo farvi sapere che non siamo reali.”

Operazione Retweet

Il progetto, chiamato Operación Retuit (Operazione Retweet), fa riferimento in modo ironico a “Operación Tun Tun” (Operazione Knock Knock), il nome con cui il regime di Maduro ha denominato la sua brutale repressione degli oppositori. Secondo il Sindacato Nazionale dei Giornalisti Venezuelani (SNTP), almeno nove giornalisti sono stati arrestati finora. Tra loro, il fotoreporter sportivo Paúl León, fermato dalla polizia mentre documentava proteste pacifiche e successivamente accusato di terrorismo, un crimine che prevede una pena fino a 30 anni.

La repressione ha colpito anche figure note come Carmela Longo, giornalista di spettacoli, prelevata dalla polizia nella sua casa a Caracas dopo essere stata licenziata dal giornale filogovernativo “Últimas Noticias”. L’ex direttore dell’emittente statale VTV, Vladimir Villegas, ha denunciato che almeno 100 dipendenti sono stati licenziati per aver scritto su WhatsApp messaggi considerati ostili al governo.

L’uso degli avatar e dell’intelligenza artificiale rappresenta un nuovo fronte nella battaglia per la libertà di stampa in Venezuela, permettendo ai giornalisti di continuare a svolgere il loro lavoro nonostante la crescente repressione e il rischio di essere perseguitati.