Intelligenza artificiale e diritto, a che punto siamo? Ecco come cambiano le professioni legali e l’amministrazione della giustizia

Giustizia digitale

L’Intelligenza Artificiale non è più una tecnologia riservata a pochi settori altamente specializzati e sta letteralmente invadendo la quotidianità e il campo di azione di tutte le professioni. Tribunali e studi legali non fanno eccezione e l’Ai, giorno dopo giorno, tra aperture e resistenza, modifica il modo in cui avvocati, giudici e giuristi operano e incide sulla stessa amministrazione della giustizia.  Una sfida nuova di zecca per gli operatori del diritto che non possono più rinviare: integrare i sistemi di Ai nella gestione della professione nell’amministrazione della giustizia non è più evitabile.

La trasformazione è già in atto

L’IA sta semplificando e ottimizzando molti processi tradizionali della professione legale. Un esempio significativo è rappresentato dalla ricerca legale, che, grazie al Natural Language Processing (NLP), consente di analizzare rapidamente vasti database giuridici, individuando precedenti, norme e opinioni legali rilevanti. Piattaforme innovative come Westlaw Edge e ROSS Intelligence permettono di risparmiare tempo e di migliorare l’accuratezza dei pareri legali.

Un altro ambito rivoluzionato è quello della revisione documentale. Attraverso tecnologie come il predictive coding e l’e-discovery, l’IA automatizza l’analisi e la classificazione dei documenti, riducendo i costi e velocizzando la fase di discovery nel contenzioso.

Anche la gestione dei contratti beneficia di questa evoluzione. Strumenti come LawGeex e Kira Systems sono in grado di esaminare e redigere contratti in tempi rapidissimi, identificando ambiguità o rischi potenziali.

Infine, l’IA inizia a supportare le decisioni giudiziarie. Sebbene questa applicazione sia ancora nelle fasi iniziali, sistemi come COMPAS, utilizzati negli Stati Uniti, analizzano i precedenti giudiziari per fornire raccomandazioni sui range di condanna. Questa applicazione, tuttavia, richiede una gestione attenta per affrontare le questioni etiche che solleva.

Una regolamentazione necessaria: il quadro europeo

L’Unione Europea sta provando a posizionarsi come leader nella regolamentazione dell’IA, adottando un approccio etico e proattivo. Il Regolamento sull’Intelligenza Artificiale (AI Act), ad esempio, è il primo quadro normativo completo per l’IA. Esso introduce una classificazione dei sistemi in base al livello di rischio e stabilisce norme stringenti per le applicazioni considerate ad alto rischio, come quelle impiegate nella giustizia.

Accanto al Regolamento, la Commissione Europea ha definito linee guida etiche per garantire che trasparenza, equità e responsabilità siano sempre al centro dell’utilizzo dell’IA, principi fondamentali nel contesto legale. Inoltre, la legislazione europea promuove audit periodici per verificare che i sistemi di IA rispettino standard di accuratezza e imparzialità, affrontando così il rischio di bias.

Questi passi normativi sono cruciali per bilanciare l’innovazione con la necessità di garantire giustizia ed equità, anche nelle applicazioni legali più complesse.

Le sfide etiche e il futuro della professione

Nonostante i numerosi vantaggi, l’adozione dell’IA presenta sfide etiche e occupazionali che richiedono un’attenta gestione. Un problema cruciale è rappresentato dai bias algoritmici. Poiché l’IA apprende dai dati storici, se questi contengono pregiudizi, il sistema potrebbe replicarli o amplificarli, con conseguenze particolarmente gravi nella giustizia penale.

Un’altra questione rilevante è la trasparenza. Molti sistemi di IA operano come “scatole nere”, rendendo difficile comprendere le logiche decisionali. Questo è particolarmente problematico nel settore legale, dove la razionalità e la giustificazione delle decisioni devono essere sempre chiare e comprensibili.

Chi è il responsabile?

Sul fronte della responsabilità, emergono ambiguità legate a chi debba essere ritenuto responsabile in caso di errori: il professionista che utilizza l’AI, il suo sviluppatore o il sistema stesso? Questa mancanza di chiarezza richiede un intervento normativo per definire linee guida precise.

Anche l’impatto occupazionale è motivo di riflessione. Sebbene l’AI consenta ai professionisti legali di concentrarsi su attività più complesse, automatizzando quelle ripetitive, il rischio di una riduzione delle opportunità lavorative, soprattutto per i giovani avvocati, non può essere ignorato. Tuttavia, è probabile che in futuro non sarà l’IA a “sottrarre” il lavoro, ma i professionisti che sapranno utilizzarla al meglio a prevalere su chi rimarrà ancorato ai metodi tradizionali. L’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità per rendere il sistema legale più efficiente e accessibile. Può contribuire a ridurre l’arretrato giudiziario, supportare decisioni più coerenti e abbassare i costi per i clienti.

Tuttavia, per realizzare questo potenziale, è essenziale investire in formazione e regolamentazione. Solo un approccio integrato, che metta al centro l’etica e la responsabilità, garantirà che l’Ai diventi uno strumento per rafforzare la giustizia, e non per comprometterla.