Intelligenza artificiale e diritti dei rider. Le sentenze dei Tribunali di Palermo a favore dei lavoratori, ma serve applicare l’Ai act

L’Ai comincia ad essere protagonista stabile all’interno delle aule di Tribunale. Molto interessante, ad esempio, è quanto avvenuto al Tribunale di Palermo che si è occupato di intelligenza artificiale e diritto dei rider. A sottolineare l’importanza dell’intervento giurisprudenziale è stato l’Ordine dei consulenti del lavoro del capoluogo siciliano in occasione deel convegno “Fisco, lavoro e futuro”.

La posizione del Tribunale

Giuseppe Tango, magistrato della sezione Lavoro del Tribunale di Palermo, intervenendo ai lavori del convegno ha sottolineato come: “In assenza e in attesa di una disciplina legislativa, è stata la giurisprudenza ad assumere un ruolo decisivo nella qualificazione, prima, e nell’approntare significative tutele, poi, nei confronti di questa categoria di lavoratori. Si tratta – ha aggiunto Tango – di prestazioni lavorative caratterizzate dall’utilizzo di una piattaforma digitale che funziona in base ad algoritmi non resi noti, ma che sicuramente, lungi dallo svolgere mera attività di intermediazione con il committente, perseguono esclusivamente l’interesse dell’imprenditore che li predispone. In queste piattaforme ciascun lavoratore è inserito in un ranking, con il proprio punteggio, condizionato da vari fattori, quali l’esperienza acquisita, i riscontri di clienti e ristoratori, il disallineamento dal percorso indicato, e così via”.

L’impatto su due milioni di lavoratori

La giurisprudenza italiana, dopo Palermo, è andata avanti su questa strada, con decisioni analoghe adottate a Milano e Bologna. Ma ora è il momento di formare imprese e lavoratori. Dopo il Covid, secondo alcune stime, i lavoratori che in Italia traggono reddito dal lavoro su piattaforma digitale, gestite con forme avanzate di intelligenza artificiale, sono ormai diventati circa 2 milioni, di cui quasi 100mila riders. Ma ad oggi nel Paese manca una legge che regolamenti i vari aspetti di questo nuovo tipo di attività, che in questi anni ha presentato parecchi problemi soprattutto in fatto di Intelligenza artificiale applicata al controllo automatico del lavoro.

Il ranking

Ad esempio, il ranking per i singoli rider è dato dall’intelligenza artificiale secondo punteggi in base ai risultati del singolo e, se il punteggio cala, gradualmente si riducono gli ordini fino al “distacco” dalla piattaforma, cioè il licenziamento. Tra i fatti che abbassano il punteggio ci sono, ad esempio, anche le assenze, ma l’algoritmo non riesce a distinguere tra assenza per malattia e l’assenza ingiustificata.

Il modello tedesco

I consulenti del lavoro siciliani ritengono che, per prevenire abusi e contenziosi, sull’Intelligenza artificiale in azienda si debba mutuare il modello “dialogico” adottato in Germania, ossia un confronto preventivo fra imprenditori, consulenti del lavoro e lavoratori che faccia conoscere in modo trasparente i criteri degli algoritmi e le regole cui devono attenersi entrambe le parti: “In attesa che l’Italia recepisca con legge il regolamento europeo “Ai Act” – ha proposto il presidente dei consulenti del lavoro di Palermo, Antonino Alessi – si potrebbe avviare in maniera concordata un progetto pilota a Palermo, nell’ambito della contrattazione di secondo livello che, se funziona, potrebbe essere esteso a tutta Italia. Si tratta di riesumare il Documento programmatico della sicurezza introdotto dal Codice in materia di protezione dei dati personali e poi abrogato dal decreto Semplificazioni. A Palermo si potrebbe sperimentare l’efficacia della figura del ‘Responsabile dei lavoratori per l’Intelligenza artificiale’, che abbia il compito, a tutela sia dell’azienda che dei lavoratori, di prevenire i rischi acquisendo notizie sull’impostazione degli algoritmi, verificandone la corretta applicazione, segnalando anomalie. Insomma, garantendo un rapporto trasparente fra le parti”.