A tre mesi dal debutto sul mercato, DeepSeek è già diventata un nome centrale nel panorama globale dell’intelligenza artificiale. L’azienda cinese ha conquistato l’attenzione di investitori e analisti per la rapidità con cui ha raggiunto livelli di performance comparabili – secondo alcuni, superiori – ai principali modelli occidentali. Ma con la notorietà è arrivata anche la pressione geopolitica.
La stretta americana: sanzioni in vista?
Secondo il New York Times, l’amministrazione Trump starebbe valutando nuove sanzioni che impedirebbero a DeepSeek di accedere a tecnologie statunitensi strategiche. Oltre al blocco sulle forniture, è in discussione anche il divieto per cittadini e aziende americane di utilizzare i servizi dell’azienda cinese, in nome della sicurezza nazionale e del contenimento dell’espansione tecnologica cinese.
Il nodo Nvidia e i chip H20
Al centro della vicenda ci sono anche i chip H20, progettati da Nvidia per aggirare le restrizioni sulle esportazioni verso la Cina. Il governo statunitense ha avviato un’indagine sulla possibile fornitura di questi chip a DeepSeek, ipotizzando che l’azienda americana possa aver aggirato – volontariamente o meno – le normative sull’export. La Commissione Speciale della Camera, che monitora le minacce strategiche legate alla Cina, sta esaminando il ruolo di Nvidia in questa catena di distribuzione.
Il danno stimato per Nvidia in seguito al blocco è significativo: circa 5,5 miliardi di dollari. La risposta dell’azienda è stata immediata: un piano di rilocalizzazione produttiva che prevede la costruzione, entro quattro anni, di supercomputer AI interamente progettati e realizzati negli Stati Uniti. Un’iniziativa che punta a investire fino a 500 miliardi di dollari in infrastrutture domestiche dedicate all’intelligenza artificiale.
AI, dazi e tensioni geopolitiche: un impatto sempre più evidente
Il caso DeepSeek si inserisce in un contesto di tensione economica e commerciale sempre più acceso tra Stati Uniti e Cina. Le recenti dichiarazioni di Trump, che ha aperto a nuovi dazi su larga scala verso prodotti e tecnologie cinesi, alimentano un clima di incertezza che potrebbe avere ripercussioni a catena sull’intero ecosistema dell’innovazione.
Nel breve termine, le restrizioni rischiano di frenare la collaborazione tra aziende dei due Paesi, spingendo la Cina ad accelerare sulla produzione autonoma di semiconduttori e architetture proprietarie. Sul medio-lungo periodo, invece, si delinea uno scenario di frammentazione tecnologica: due ecosistemi AI paralleli, isolati da logiche di sicurezza nazionale e strategie industriali divergenti.
L’intelligenza artificiale come nuova frontiera della geopolitica
La partita dell’AI non si gioca solo sul fronte dell’innovazione, ma anche su quello dell’influenza globale. L’eventuale esclusione di DeepSeek dal mercato occidentale potrebbe rappresentare un precedente importante, capace di ridefinire non solo le dinamiche competitive del settore, ma anche gli equilibri economici tra le due principali potenze mondiali.
Per chi opera nel mondo dell’intelligenza artificiale – startup, centri di ricerca, investitori – capire come evolve questa frattura sarà fondamentale. Perché in un mondo dove la tecnologia è sempre più politica, l’AI è già diventata una questione strategica.